Il volume «Bioetica e Biodiritto: il dibattito contemporaneo su autodeterminazione e sostenibilità» analizza due tematiche cruciali per i bioeticisti attraverso i contributi di diversi autori.
La prima parte affronta il tema dell’autodeterminazione, evidenziando il crescente ruolo della magistratura nelle decisioni bioetiche a causa dell’inerzia legislativa, con il conseguente rischio di uno squilibrio tra i poteri dello Stato.
La seconda parte si concentra sulla sostenibilità, sottolineando la mancanza di una governance globale efficace e la necessità di un approccio olistico alle sfide ambientali.
L’opera mette in luce come la Bioetica e il Biodiritto abbiano individuato molte soluzioni, ma che il vero ostacolo sia la mancanza di volontà politica nell’attuarle.
Il volume «Bioetica e Biodiritto: il dibattito contemporaneo su autodeterminazione e sostenibilità» approfondisce due macroaree tematiche. Il testo presenta una serie di capitoli curati da autori differenti. Questa impostazione consente di spaziare tra molteplici argomenti, offrendo una visione ampia e articolata. Questa varietà di approcci, però, può dare talvolta un’impressione di disomogeneità.
Concentrando l’analisi sui contenuti, è possibile riscontrare la suddivisione del testo in due parti.
La prima parte del volume è dedicata al tema dell’autodeterminazione e analizza, tra le altre, questioni legate al fine vita, alla libertà individuale e alle implicazioni giuridiche ed (bio)etiche delle scelte personali. Un aspetto che emerge nitidamente dai diversi contributi è il ruolo sempre più pregnante della magistratura nelle «questioni bioetiche». La mancanza di una legislazione chiara e univoca ha lasciato (e lascia) ai giudici uno spazio decisionale sproporzionato, costringendoli a supplire all’inerzia del legislatore. Questa impostazione solleva preoccupazioni e interrogativi riguardo la tenuta del nostro sistema di civil law, in cui le norme dovrebbero derivare dalle leggi e non dai precedenti giurisprudenziali, come invece accade nei paesi di common law. Questo scenario ci pone dinanzi a un «pendio scivoloso»: ogni sentenza rischia di aprire la strada a soluzioni sempre più «estreme», senza che vi sia un quadro normativo chiaro ad arginarle. Uno degli autori evidenzia come un altro punto da attenzionare riguardi il livello di competenza decisionale: il legislatore regionale, in temi tanto delicati, non può sostituirsi al legislatore statale o europeo, pena una frammentazione normativa che genererebbe ulteriori squilibri. Dall’analisi della prima parte del volume emerge la necessità di definire con maggiore nettezza i ruoli e le prerogative dei giudici, del legislatore e degli organi consultivi (tra cui annoveriamo il Comitato Nazionale per la Bioetica). Sia il legislatore sia il CNB dovrebbero occuparsi solamente di questioni generali e astratte, lasciando ai giudici l’applicazione delle norme esistenti ai casi concreti.

Nella seconda parte del volume i diversi autori si concentrano sulla sostenibilità e sull’etica ambientale, evidenziando la complessità delle sfide legate alla tutela del pianeta. Le questioni che si debbono affrontare con riguardo alla sostenibilità, se possibile, presentano profili ancora più problematici rispetto a quelli analizzati in relazione alle questioni inerenti all’autodeterminazione. Infatti, se nella prima parte del libro si sottolinea il deficit normativo, nel contesto ambientale manca nientemeno che una qualsivoglia forma di governance. Con riguardo al cambiamento climatico e alla sostenibilità non si riscontra alcuna forma efficace di coordinamento da parte delle Istituzioni globali. Questo, generalmente, comporta che le soluzioni approntate siano frammentarie e inefficaci. A questo proposito, il testo evidenzia la necessità di un approccio olistico e sistemico ai problemi ambientali. La sostenibilità rientra a pieno titolo nel novero dei sistemi complessi, in cui l’intero non può essere ridotto alla semplice somma delle parti. L’idea che il singolo individuo possa, con azioni isolate, cambiare radicalmente le sorti ambientali è ingenua: servono politiche strutturate e una governance globale capace di coordinare gli sforzi su scala planetaria, seguendo la logica del best interest della Terra e non quella degli interessi di parte.In definitiva, il volume trasmette al lettore la netta percezione che Bioetica e Biodiritto abbiano già elaborato numerose risposte alle questioni di loro competenza. Il nodo cruciale, tuttavia, è rappresentato dall’inerzia e dalla mancanza di volontà dei decisori politici: la carenza di interventi incisivi e audaci crea un vuoto sia normativo sia strategico, destinato, col tempo, a rendere ancora più difficoltoso affrontare le sfide future che, giocoforza, saranno sempre più caratterizzate dalla complessità.
© Bioetica News Torino, Aprile 2025 - Riproduzione Vietata