Quando nasce una nuova Rivista, si è soliti presentare ai lettori i propri intenti1. Certo che anche questo periodico lo abbia fatto a suo tempo, e che si sia mantenuto fedele agli intenti che si era posto, mi propongo il più modesto obiettivo di elencare le motivazioni per le quali ritengo sia necessario trattare del rapporto tra Bioetica e Diritto.
Che vi sia un rapporto tra la Bioetica e il Diritto, risulta evidente. Gli esempi che si potrebbero presentare per avvalorare questa tesi sono innumerevoli. Senza alcuna velleità di esaustività, faccio seguire una breve enumerazione di ambiti nei quali il legislatore, nell’immaginare e nel produrre la normazione, si trova «costretto» a tenere in considerazione una serie di domini etici e bioetici: il suicidio assistito e l’eutanasia da una parte, le varie tecniche di PMA dall’altra; la salvaguardia ambientale e, al contempo, uno sviluppo sostenibile; l’intelligenza artificiale; la medicina sperimentale e, più in generale, i trattamenti medico-sanitari; la ricerca scientifica così come quella biotecnologica; i diritti umani; etc.
Molti Paesi, sia a livello europeo2 sia a livello mondiale, per provare a fornire una risposta a questa annosa questione, hanno affiancato al legislatore quello che potremmo definire un comitato bioetico il quale, tendenzialmente, ha un ruolo consultivo.
In questo modo il legislatore ha provato a risolvere tutti quei casi in cui «la norma non tiene». Infatti, in tutte le circostanze in cui entrano in gioco dei profili bioetici il legislatore si può interfacciare con il comitato bioetico del suo Paese e, parallelamente, ogni comitato, se lo ritiene, può esprimere dei pareri che può far pervenire agli organi politici.
Secondo questo schema, si cerca di pervenire (a volte con esiti incerti) a delle intersezioni tra la Bioetica e il Diritto. A questo punto, ci si potrebbe domandare quali siano le motivazioni per le quali i risultati che la suddetta strutturazione permette di raggiungere non sempre sono soddisfacenti.
Ritengo che il vulnus insito nel succitato modus operandi discenda da una criticità che il Diritto Positivo presenta e che, in seguito all’impostazione «progettata» (ovverosia la creazione di comitati consultivi), si è riflessa anche sulla Bioetica. Mi riferisco a una certa miopia (probabilmente fisiologica e non voluta) che comporta l’incapacità di prevedere i fenomeni emergenti e quelli futuri e che ha come conseguenza ultima il vano tentativo di rincorrere con la normazione l’hic et nunc.
Se si vuole approntare una soluzione a tale problematica, è necessario cambiare approccio epistemologico. Infatti, non è sufficiente ricercare delle intersezioni tra la Bioetica e il Diritto, bensì è necessario tendere verso un’integrazione vera e propria, con la finalità ultima di delineare una disciplina che sia più della sommatoria delle materie da cui si origina. L’obiettivo? La costruzione di un Diritto Bioetico.
A questo proposito, riecheggiano con rinnovato vigore le parole contenute nella «Gaudium et Spes» che, pur essendo datata 1965, presenta dei passaggi del tutto attuali, come quello di seguito riportato: «L’epoca nostra, più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza [oltre che dell’intelligenza e dell’ingegno] per umanizzare tutte le sue nuove scoperte. È in pericolo, di fatto, il futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi (…)».
C’è bisogno di una sapienza che potremmo definire «bioeticamente orientata» affinché il Diritto non perda di vista quell’insieme di prerogative che lo hanno caratterizzato fin da quando è apparso nelle società primordiali, ovverosia il ruolo di garante delle relazioni sociali (protezione dei diritti; gestione dei conflitti; tutela della proprietà; legittimazione e limite delle strutture di potere; etc.).
Ed è proprio in considerazione della convinzione che una sapienza condivisa e «bioeticamente orientata» possa originarsi solamente se la riflessione dei singoli viene accompagnata dalla condivisione, dal confronto e dal dialogo che nasce l’idea (condivisa con il Dottor Enrico Larghero, Direttore Responsabile di Bioetica News) di realizzare una rubrica che, trattando varie tematiche, si ponga l’obiettivo di suggerire delle possibili integrazioni tra la Bioetica e il Diritto, con l’auspicio ultimo che questo mio contributo possa essere un (seppur modesto) «granellino di senapa».
- Si pensi, a titolo di esempio, a «Il Caffè» di Pietro Verri, articolo che introduceva il primo numero dell’omonimo periodico
- Si veda in tal senso: AA.VV., Comitati di Bioetica in Europa e nel Mondo, in Comitato Nazionale per la Bioetica (Sito Ufficiale), <https://bioetica.governo.it/it/link/comitati-di-bioetica-in-europa-e-nel-mondo/>
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