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Bioetica e Arte. Umano straniero. Ritratti d’arte e di diritti


Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.


Derek WALCOTT, Amore dopo amore in White Egrets, 20101

L’altro

La solitudine dell’umanità, il senso di individualità che pervade i versi di Walcott sfocia nella speranza, nel recupero dell’io. Nella condizione di individualità la solitudine affiora come stato dell’essere stranieri a se stessi e si affaccia l’auspicio a ritrovarsi, ad affrancarsi dallo smarrimento. Il poeta ritrae due fisionomie diverse, quella dell’io e quella dell’altro, lo straniero. Se nello specchio guardiamo il nostro volto, scopriamo in esso i tratti dell’umanità e una comune discendenza e appartenenza ed un unico amore che ci contrassegna.

I versi richiamano la paura che attraversa l’ombra dello straniero, specchio del noi smarrito e paura dell’altro ignoto. E invitano a superarla. Di cosa è fatta questa paura?

L’atmosfera della notte e le paure ataviche sono ricreate in una dimensione di allerta, straniamento e paura negli ambienti interni e nel cortile della Fondazione Merz2 .

Royner 2022
Michal ROVNER, Alert Alert, 2022. Installazione site specific alla Fondazione Merz, Courtesy Fondazione Merz, Foto Andrea Guermani – riproduzione riservata

Percorrere ed inoltrarsi all’interno della mostra Alert dell’artista israeliana Michal Rovner consente di fare un’esperienza immersiva, in una dimensione che rovescia i rapporti, la relazione arte e visitatore, che conduce all’interno della penombra per ritrovarsi a contatto con le ombre della diversità, dell’ignoto, delle misure fuori scala e sentirsi osservati, scrutati3. A cura di Beatrice Merz e ideato appositamente per lo spazio espositivo della Fondazione, il percorso della mostra introduce in ambienti senza luce e spaesanti all’incontro con gli sciacalli. Protagonisti-guardiani del luogo ed al contempo insidiatori dei nostri spazi. L’esperienza cattura e porta in superficie paure e fragilità.

Nell’incontro con l’altro è messa a nudo l’allerta. È il disagio e la sensazione di paura verso ciò che non è noto e familiare, verso l’estraneo, lo straniero, e quindi percepito come ostile. La figura dello sciacallo si appropria di questa sensazione e la simboleggia. È figura sfuggente, osservata e studiata dall’artista nel suo contesto naturale, di notte. L’artista si è immersa nell’atmosfera, nei silenzi e nei suoni affioranti nella penombra. Lo sciacallo è animale che associamo a situazioni di pericolo, di morte, è animale solitario che rifugge il contatto con gli umani. Rovner li ha scrutati, aspettati, ascoltati, ha assorbito la sensazione di minaccia, di paura. Addentrandosi nei locali, vuoti e dagli alti soffitti della Fondazione, ci si incammina nella notte, nei suoni, si incrociano gli occhi gialli degli sciacalli, sovrastanti e lontani che ci scrutano. Il vuoto dilata lo spazio, incombe su di noi, gli sciacalli sono figure lontane e vicine, enormi, incombenti e sfuggenti.

Rovner non si limita a questo, provoca. Propone una esperienza di familiarizzazione, di scoperta. Indica e suggerisce un’apertura, che va oltre il primo istinto di inquietudine e paura.

Scoprire l’altro

L’artista riesce a scorgere negli sciacalli il simbolismo mitologico del dio egiziano Anubi. Intermediario tra cielo e terra, traghettatore delle anime oltre la morte. Gli sciacalli di Rovner scorrono guardinghi sulle grandi e alte pareti grigie, timorosi e spaventati. Maestosi. Percepiamo la loro agitazione, abitano lo spazio. Ci sentiamo a disagio, piccoli, estranei in un mondo ignoto. È possibile andare oltre la minaccia, oltre le paure che abitano dentro di noi, nelle nostre insicurezze, o oltre le paure che pervadono l’esterno minaccioso ed estraneo?

È evocato il flusso delle migrazioni, che interessa milioni di persone nel mondo, flusso che muove attraverso l’esperienza di fuga, di peregrinazione, di bisogno di esistenza, flusso trafitto dalle sparizioni e dallo smarrimento in territori oscuri e ostili. I migranti fuggono, si nascondono, si perdono. Rovner suscita una riflessione sulle paure, le minacce e i sospetti che derivano dall’incontro con l’altro, senza escludere la possibilità di uno scambio profondo con ciò che siamo abituati a temere.

Ci ritroviamo nelle paure, come umanità di  passaggio. Dentro di noi, nella nostra biografia c’è l’origine delle paure, la minaccia e il sospetto nell’incontro con l’estraneo, esterno ed interno a noi. Il confine, il margine spaziale che ci separa dagli sciacalli, mette in crisi l’idea di frontiera. Rovner provoca, invita ad andare oltre l’incontro con l’estraneo. Lo sciacallo ci guarda, diventiamo noi stessi estranei in cammino, in spazi ignoti.

In questo gioco di ribaltamento dei rapporti riscopriamo proiettate sulle pareti, sul fondo della scene, le vite minute, come piccoli segni, piccole croci scure, di esistenze in movimento, che scorrono dietro i grandi sciacalli e che Michal Rovner ha filmato ed elaborato. Siamo fatti della stessa sostanza, degli stessi sguardi, degli stessi aneliti. Invita a ricercare uno scambio uscendo dal confine di noi.

Chi è lo sciacallo, da dove giunge la minaccia? Dall’animale furtivo, oppure da noi, dal nostro passaggio nella penombra? E chi sono i frammenti di umanità, i piccoli segni in movimento dietro allo sciacallo, dove sono diretti nel loro moto continuo?  Chi sono? immigrati, profughi, soldati di un esercito in fuga?

O siamo tutti noi, fragili esistenze, semplice umanità, l’umano straniero in cammino che ci nutre, piccoli frammenti che si muovono nei tempi e si agitano nel suono di lamento?

Nei suoni che invadono lo spazio di penombra, il lamento dello sciacallo è segno, grido. Lo riconosciamo, ci riconosciamo nel suono antico, ancestrale. Richiede ascolto.

Il grido dell’esule

È la capacità di ascolto, nella percezione di riconoscersi nelle biografie. L’umanità in cammino nei secoli, che cerca futuro, contiene in sé tutta la sua storia: sono le sagome minuscole e indistinte nella forma, ritratte da Rovner nello sfondo. Sono i piccoli segni di umanità che approdano o naufragano nelle cronache che si rinnovano, che restano sospesi come carichi residuali in attesa e distanti dalla costa di approdo, o che insidiano i sentieri delle montagne.

La realtà lacerata e strappata nell’esilio non è solo ricordo e nostalgia, è paura e dolore. È quello che riemerge nell’eco di ribellione delle donne iraniane che si dilata e giunge a noi.

Donne che non conosciamo, lontane ed estranee. L’artista Bahar Heidarzade ne assume la forza e la trasforma in un grido. La esprime in una raffigurazione video artistica. Le immagini in movimento di una folla mossa dalla volontà di diritti, sfumano e si trasformano in grido nell’esilio. Le immagini in movimento, riflesse sulla parete della Rotonda Talucchi, nella corte interna dell’Accademia Albertina di Torino, insinuano la penombra e animano la parete chiara. La voce è risuonata nella Notte delle arti contemporanee sulla Rotonda e si è fatta urlo4.

BAHAR HEIDARZADE ACCADEMIA ALBERTINA
Immagine della proiezione sulla Rotonda Talucchi dell’Accademia Albertina di Belle arti (5 novembre 2022, Notte delle arti contemporanee) della Performance di Bahar HEIDARZADE, Woman, life, freedom, fotografia ©Enrico Zanellati –  riproduzione riservata

Performance di Bahar HEIDARZADE , Woman, life, freedom Donna, vita, libertà, (sequenze video da 1’ a 1’40”), video ideato e creato da ©Bahar Heidarzade, regia e produzione© Guido Lovisolo  –  riproduzione riservata

L’esule contiene in sé le proprie radici insieme al dolore per ciò che accade nei luoghi che ha lasciato, per i drammi che si rinnovano e che feriscono nella distanza. Il grido lo ascoltiamo e non è ignoto, è grido di umanità e di vita. È nostro. 

Saluteremo lo straniero che è in noi, riconoscendoci, avrebbe detto Derek Walcott.


Note

1 Derek WALCOTT (1930-2017),  poeta e drammaturgo, premio Nobel per la Letteratura nel 1992. White Egrets, trad. it.  di Matteo Campagnoli,   Adelphi  2015

2 La Fondazione Merz presenta la mostra personale dal titolo Alert dell’artista Michal Rovner (Israele, 1957) dal  31 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023 (https://www.fondazionemerz.org/michal-rovner/). La mostra Alert negli interni della fondazione è visitabile sino a tutto gennaio 2023, mentre la parte relativa agli esterni della mostra è stata visibile sino al mese di novembre. Nel corso del mese di dicembre una serie di iniziative correlate alla mostra suggeriscono attraverso la contrapposizione dei termini Alert/Calm ad incontrare l’estraneo e il diverso da noi e a riconoscersi: Calm istruzioni per disattivare l’allarme (https://www.fondazionemerz.org/calm-istruzioni-per-disattivare-lallarme_public-program/) con video ritratto della giornalista e attivista iraniana Masih Alinejad sulle le donne iraniane e lungometraggio sulla vita di una famiglia  palestinese divisa dal muro.

3 L’artista israeliana Michal ROVNER ha esposto in molte mostre internazionali, tra cui il Louvre di Parigi ed è presente in importanti collezioni, come il British Museum, Il Metropolitan Museum of Art, il Moma.  Michal Rovner indaga, nella dimensione tra arte e politica, l’esistenza umana negli aspetti  di natura, identità e fragilità. Usa mezzi e tecniche diverse: fotografia, video e cinema. Si muove in zone di confine e in  territori incerti, osserva un immaginario popolato da figure dai lineamenti sconosciuti, ombre e sagome umane e animali, dà forma ad atmosfere poetiche e drammatiche. Le zone di confine sono i luoghi dove abita la fragilità dell’esistenza umana, tema centrale del suo lavoro. L’assenza di identità definita dà forma a tratti più universali e vicini a tutti.

4 Nella Notte delle arti contemporanee, il 5 novembre scorso dalle 19 alle 23, l’Accademia Albertina di Torino ha dedicato spazio all’espressione degli artisti iraniani presenti a Torino — Bahar Heidarzade, Masih  Karimi, Mozhdeh Chokami, Shiva Salehpour, Shahab Hosseini, Amir Shoja e Mohsen Baghernejad —  con  Donna, vita, libertà / Woman, life, freedom. Dal 16 settembre in diverse città dell’Iran continuano le proteste per la morte di Mahsa Amini, giovane di 22 anni e l’eco della lotta per i diritti delle donne e della libertà di espressione è stato accolto ed è rimbalzato nelle città dell’Occidente.

Rif: Accademia Albertina delle Belle Arti Torino/ facebook: https://www.facebook.com/photo/?fbid=631672898625612&set=pcb.631675201958715  (internet, 15. 12.2022); Ansa, 4 novembre 2022, A Torino la Notte delle Arti, sabato gallerie e musei aperti.

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