«…la collina del Salto, oltre il Belbo, con le creste, coi grandi prati che
sparivano sulle cime. E giù in basso anche questa era tutta vigne spoglie, tagliata
da rive, e le macchie degli alberi, i sentieri, le cascine sparse erano come li avevo
veduti giorno per giorno, anno per anno, seduto sul trave dietro il casotto
o sulla spalletta del ponte».
C. PAVESE, La luna e i falò1
Il paesaggio di ieri e di domani
Quale paesaggio lasceremo alle generazioni future? Riconoscere e ritrovarsi nel paesaggio, nei paesaggi scolpiti dalla natura e dall’uomo, è fare esperienza del mondo. Il paesaggio, la collina è pianeta avverte Cesare Pavese. «Mentre parlava, io mi vedevo Gaminella in faccia, che a quell’altezza sembrava più grossa ancora, una collina come un pianeta, e di qui si distinguevano pianori, albereti, stradine che non avevo mai visto. Un giorno, pensai, bisogna che saliamo lassù. Anche questo fa parte del mondo»2.
Avere memoria, difendere quel paesaggio e quel mondo è compito dell’oggi per le generazioni future. Il paesaggio, oggetto di sfruttamento e di consumo, ha spesso perso il legame con la memoria collettiva ed al contempo è tutelato tra i principi fondamentali della Costituzione, nella sua connessione di etica ed estetica, di bellezza formale e di valore ideale3. È la bellezza attraversata da Goethe e dai viaggiatori del Grand Tour, nelle geometrie di forme e caratteri dei paesaggi, tra città e campagne, litorali e colline, tra bellezza naturale e arte, natura e cultura. La bellezza riconosciuta nella tutela Unesco, che guarda ai paesaggi culturali come «creazioni congiunte dell’uomo e della natura»4.
Ed è la bellezza deturpata e violata nel secondo Novecento nel nome della crescita e piegata all’interesse di pochi. Il paesaggio-ambiente in cui viviamo fornisce « coordinate di vita, di comportamento, di memoria», costruisce la nostra identità individuale e collettiva, e «garantisce un diritto di cittadinanza aperto non solo alle generazioni future, ma anche ai nuovi italiani di oggi e di domani, gli immigrati», osserva Salvatore Settis, congiungendo nella sua analisi diritto e arte, memoria e futuro, bellezza e diritti5.
Salvatore Settis trattando dei danni al paesaggio richiama il senso civico del bene comune e la necessità di tutelare l’identità individuale e collettiva nelle stratificazioni di storie scritte nel paesaggio. Settis avverte che l’inquinamento ambientale e l’inquinamento antropico allontanano la memoria, fanno smarrire, ed il risultato è sentirsi estranei, non riconoscersi nei propri luoghi.
Tutelare la memoria culturale implica coscienza di sé come individui e come comunità. Conservare la memoria è salvare e confermare identità e bellezza, come riflette Pavese su Gaminella «tutto aveva quell’odore, quel gusto, quel colore d’allora », le vite e le forme dei campi si erano impastati vivi nel paesaggio.
…che questa terra, tutta fatta dall’uomo, dai suoi sudori, dalle sue
fatiche, per secoli e secoli, per generazioni umili e tenaci, splendida
perché sempre sottovoce e mai a gola spiegata, con
un’aria che l’avvolge come se fosse una sua atmosfera
privata e non quella di tutti, con un cielo che è come
una pittura a tempera, che quando è limpida traspare, e quando
non è limpida reca nuvole di panno e di feltro, dense, quasi non
contenessero pioggia né grandine né neve, ma fossero l’esatto
contrappeso aereo di questa terra secca e dura…
Cesare BRANDI, Addio Toscana in Terre d’Italia6
Il paesaggio toscano osservato da Cesare Brandi è pittura, tempera, modellata dal lavoro di chi l’ha abitata, nel silenzio della fatica, nel passaggio dei tempi e delle stagioni.
È il paesaggio che il pittore Francesco Tabusso cattura guardando la collina a Rubiana (1972), modellata dal lavoro della gente di montagna; qui la durezza si fa poesia nell’incanto morbido dei verdi dei prati, delle tracce di fiori e nel segno – la scala- del passaggio dell’uomo7. E in quel «dipingere semplice», cosa difficilissima, dirà Tabusso « oltre che l’istinto, c’è anche -per non dire soprattutto – l’emozione e l’anima»8.
Siamo paesaggio
Siamo fatti di natura e la natura ci invade. Nella visione di Felice Casorati della moglie Daphne, ritratta nel 1934 a Pavarolo, paesaggio e intimità di pensieri appartengono alla stessa dimensione prospettica. Daphne, seduta al davanzale, ha gli occhi socchiusi, pensierosa e sognante, e le mani intrecciate sul ginocchio. I colori dell’interno e del vestito sono freddi, blu e grigi. Alle sue spalle appare il paesaggio collinare, nella varietà dei verdi e degli ocra, e delle geometrie tracciate dal lavoro dei campi. Il paesaggio di sfondo si amplifica, si riflette sui vetri a specchio della finestra.
L’immagine confonde il paesaggio reale, combina e associa interno ed esterno. Il paesaggio invade l’interno di intimità e si fonde nell’atmosfera di quiete solitaria, la compone, travalica l’effetto estetico delle forme e dei colori e ne anima lo spirito. Le mani, il volto di Daphne e il paesaggio hanno gli stessi colori caldi e appartengono alla stessa natura.
Appartiene al paesaggio e lo contiene l’immagine realizzata da Antonietta Raphaël, Autoritratto con lettera (1942), esposta nella mostra De rerum natura9. Un momento di intimità e interiorità di vita della donna è condiviso e partecipa nel paesaggio stesso. Supera la distinzione tra dentro e fuori, fisicità e pensiero, e si compone degli stessi toni e colori. Non ci sono pareti. La stanza è un paesaggio, connotato dai forti cromatismi, vibrante del sentimento della natura.
Appartiene al paesaggio il mondo interiore: questa è la visione che svela l’arte. Cindy Sherman, artista americana che indaga l’immagine del mondo femminile e gli stereotipi ad esso legati, con l’opera “Untitled #38” (1979), presenta la relazione tra io e la natura. È l’immagine quasi sfocata, come di una visione, di una donna avvolta in una tunica chiara, colta dallo scatto fotografico mentre si avventura nella natura10. Quasi un atto di immersione ancestrale nell’ignoto della vita.
Il paesaggio è memoria di storie, che hanno nel tempo impastato, levigato e tracciato le sue forme, è patrimonio da preservare per le generazioni future ed è identità. Ed è anche specchio in cui l’arte ha offerto lo sguardo per il mondo interiore e per avventurarsi in esso.
1 Cesare PAVESE, La luna e i falò, Einaudi
2 Idem, La luna e i falò cit.
3 art. 9 della Costituzione «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
4 I paesaggi culturali sono entrati nella lista UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità nel 1992
5 Salvatore SETTIS, Paesaggio Costituzione Cemento, Einaudi, Torino 2010, pp.301-303
6 Cesare BRANDI, Addio Toscana, Terre d’Italia, Roma 1991, pp. 209-210
7 L’Opera presentata in apertura è: Francesco Tabusso, Collina a Rubiana, 1972, olio su tela, 80 × 150 cm, © Archivio Tabusso. Del pittore Tabusso (1930-2012), allievo di Felice Casorati, ricorre il decennale della morte. Come Casorati dipinge il reale e lo trasforma nell’incanto di fiaba liberandosi dal vincolo del tempo. Si segnala il sito https://www.archiviotabusso.it/. L’opera è esposta nello studio dell’artista, nella casa di villeggiatura della famiglia nei primi del Novecento, a Rubiana.
Nel 2013 è l’istituzione dell’Archivio Tabusso. L’esperienza artistica del pittore è al centro della collezione che caratterizza la Pinacoteca comunale “Francesco Tabusso” a Rubiana, inaugurata nel 2016, che conserva ed espone un centinaio di opere di artisti contemporanei piemontesi attivi dal secondo dopoguerra ad oggi.
8 L’atelier Tabusso. Viaggio tra natura e devozione popolare, Fiabe e boschi, X edizione Biennale Francesco Tabusso, agosto 2022, p. 11
9 L’opera dell’autrice Antonietta Raphaël Mafai (1895-1975) , esponente della pittura espressionista, è esposta nella mostra De rerum natura presso lo Studio di Felice Casorati a Pavarolo TO (dal 1 ottobre al 6 novembre 2022)
10 L’opera fa parte della serie Untitled Film Still, serie di 70 fotografie in b/n sugli stereotipi tra identità femminile e mondo del cinema.
© Bioetica News Torino, Ottobre 2022 - Riproduzione Vietata