Bioetica Unesco: Giustizia, uguaglianza e solidarietà per un diritto alla salute per tutti per le vaccinazioni covid-19. Nuovo documento
01 Marzo 2021Nel constatare che lo sviluppo rapido dei vaccini pur essendo un successo nei tempi e in scala internazionale non è sufficiente per poter far fronte alla celerità con cui si propagano le varianti e all’accesso di un vaccino per tutti in tempo breve, e che non avendo finora terapie efficaci ma pochi trattamenti per casi severi, comunque, non facilmente disponibili, il Comitato di Bioetica internazionale/(Ibs) e la Commissione mondiale sulla conoscenza scientifica dell’Etica e della Tecnologia dell’Unesco (Comest) hanno sentito l’esigenza di redigere una dichiarazione affinché sia davvero rispettato il diritto alla salute per ogni essere umano attingendo ai principi di equità, giustizia e solidarietà. Nella situazione attuale i cittadini di molti Paesi in via di sviluppo potranno avere accesso, si ritiene, non prima del 2022, ma se non si attua un piano di distribuzione anche per loro il Covid-19 non potrà essere debellato.
Con il documento, Covid-19: ethical consideration from a global perspective, pubblicato il 24 febbraio, dichiarano la necessità di un cambio di strategia per i vaccini, mirando ad una condivisione della proprietà intellettuale da parte delle aziende produttrici ritenendoli un bene comune globale che varcano i confini territoriali nel bisogno e, per tale finalità capace di predisporre anche nuovi accordi e trattati politici ed economici.
Nel corso dell’incontro di sessione dei Comitati etici dell’Unesco, tenutosi il 24 febbraio, il suo direttore generale Audrey Azoulay affermò che «quando si annunciò la campagna vaccinale per il globo, il mondo respirò, si ebbe un sospiro di sollievo. Senza la solidarietà siamo lontani dal raggiungere questo obiettivo, e oltre 130 Paesi hanno tuttavia ricevuto una singola dose e i più vulnerabili, finora, non sono stati protetti».
Si richiama l’attenzione ad una solida evidenza scientifica nel delineare politiche sociali e sanitarie; tuttavia le «decisioni politiche dovrebbero essere basate su una conoscenza scientifica e mai legittimate dalla sola scienza. Sarebbe necessario un dialogo aperto in diversi ambiti della politica, scienza, diplomazia, etica e giurisprudenza». Ad una adeguata assistenza sanitaria per tutti: il Covid-19 ha messo in luce ostacoli, debolezze dei sistemi sanitari di diversi Paesi, come l’insufficienza di personale sanitario o di ossigeno, ventilatori, anestesia. Alla responsabilità collettiva per la protezione dei più vulnerabili evitando ogni forma di stigmatizzazione e di discriminazione, verbale e fisica: proteggere dalle situazioni di violenza intra-familiare, le persone in precarietà economica e sociale, i rifugiati e i richiedenti asilo.
Fino a che non sia raggiunto l’immunità di gregge in molti paesi si confermano necessarie le misure di contenimento, quarantena, distanziamento sociale, isolamento e chiusura delle scuole e imprese, restrizioni dei viaggi nazionali e internazionali, di guida all’igiene personale e comunitaria. Guide su alcuni consigli, come tenersi in forma fisica, in allenamento mentale, nutrirsi bene, per i periodi di restrizione.
La pressione esercitata nel trovare un vaccino adeguato non deve riversarsi in modo negativo sulla qualità e sullo stato di salute e sicurezza dei partecipanti durante gli esperimenti e dall’altro per le agenzie regolatorie i tempi ristretti non devono compromettere la loro valutazione. Un problema riguarderà la valutazione comparativa dei differenti vaccini approvati, che sarà analizzata caso per caso, facendo uso di tutti i dati a disposizione. Si renderebbe necessario la pubblicazione degli studi senza alcun ritardo nelle riviste in peer -review. A differenza di quanto sostenuto da un gruppo di esperti dell’Oms, con l’aumentare dei vaccini l’uso del placebo «non può essere accettato in quanto rappresenta una doppia situazione standard, poiché i ricercatori si avvantaggerebbero dalla distribuzione iniqua di vaccini per eseguire sperimentazioni in paesi senza accesso, che non verrebbero approvati nei paesi con accessi garantiti all’uso di emergenza del vaccino. Tali argomentazioni sono state usate nelle sperimentazioni dell’HIV».
Gli esperimenti vanno condotti, spiegano il Comitato e la Commissione di Bioetica, con uno scrutinio dei comitati etici indipendenti mediante analisi appropriate su rischi e benefici e i ricercatori devono informare in modo completo i volontari di tutti i rischi associati allo studio; aggiungono che ciò include l’assenza di un qualsiasi trattamento efficace farmacologico per mitigare i rischi per i partecipanti considerando che sarebbero stati esposti ad un rischio persino più elevato con l’infezione e la letalità delle nuove varianti. Per ovviare alla discriminazione di accesso ai vaccini per motivi logistici o carenza di infrastrutture in alcuni Paesi, che creerebbe «una situazione in cui donatori beneficerebbero dalla “prima classe” di vaccini e i riceventi dalla “seconda classe”», l’iniziativa del Covax (Covid19 Vaccines Global Access) guarderebbe che alla sicurezza e all’efficacia si accompagnino criteri scientifici per tutti i vaccini.
Anche la disponibilità è una questione etica e per il rischio che i paesi più sviluppati possano accaparrarsi una produzione maggiore Ibc e Comest sono favorevoli a concedere un ulteriore sostegno finanziario all’alleanza per i vaccini Covax – Who, Gavi e Cepi – per coprire le necessità dei Paesi a reddito basso e medio. Trovandoci in un contesto straordinario di emergenza la finalità sta «nel rendere i vaccini disponibili a tutti ad un costo ragionevole. È importante condividere la proprietà intellettuale così che i produttori in altri paesi possano ottimizzarne la consegna a tutti». Poiché il vaccino è da ritenersi un bene comune “globale” per la salute di tutti, si dovrebbero impiegare nuovi approcci globali e nuovi meccanismi per uno sviluppo e una produzione di vaccini efficiente; riporta l’esempio dell’iniziativa Alleanza per il vaccino, Covax, che assicura la partecipazione a 190 paesi animati dall’obiettivo di lavorare per un accesso equo a tutti gli strumenti disponibili per prevenire, trattare e sconfiggere il Covid-19.
Alle industrie farmaceutiche spetterebbe, sottolineano, la responsabilità di investire in servizi in grado di produrre vaccini di efficacia più alta e di facilitare una distribuzione rapida dove sia necessaria.
In presenza di scarsità di risorse, i vaccini, rispetto alla domanda globale si pone il problema etico di stabilire priorità ed equa allocazione e distribuzione. Prima di ogni strategia il Comitato e la Commissione di Bioetica mostrano i quattro principali rischi legati alla pandemia sono quelli associati alla mortalità e comorbidità, il rischio di esposizione, di trasmissione e socio economico e affermano l’importanza di esperti di diverse discipline in area bioetica per fissare una priorità e specifiche linee-guida etiche, nel rispetto dei principi etici generali giustizia, uguaglianza e solidarietà. Due sono le principali aree da considerare: una, le categorie di persone escluse possono essere più vulnerabili, come ad esempio le comunità marginalizzate nei Paesi a basso o medio reddito; l’altra, l’analisi rischi/benefici diretta per l’individuo e indiretta cioè la trasmissione agli altri, la società, e i rischi psico-sociali.
Per una distribuzione equa specifiche linee guida etiche considerano:
- le attività occupazionali – gli operatori sanitari; il gruppo ad alto rischio per gli individui più esposti al contagio e per la società nella trasmissione dell’infezione; i lavoratori di servizi essenziali del pubblico servizio come insegnanti, sicurezza pubblica, servizi di comunità essenziali
- vulnerabilità individuali – chi sono più a rischio sanitario di soffrire una malattia severa o morire se venissero infettati; persone anziane nelle residenze per anziani; pazienti con comordibità, chi possono aggravare severamente la loro situazione se infettati come gli immunosoppressi e i pazienti cronici; chi si trova in povertà come i senzatetto, i precari, i detenuti, i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo;
- vulnerabilità sociale – persone che si trovano in alto rischio di diffusione e trasmissione dell’infezione come i fornitori di servizi di emergenza
- vulnerabilità economica – i gruppi di reddito inferiore sono i più danneggiati, spesso i più trascurati nei governi e quindi l’impegno di vaccinarli richiede maggiore attenzione.
Passi che sono in sintonia con la proposta dell’Alleanza globale dei vaccini (Covax), come osservano i due organismi dell’Unesco, basati su tre fasi per distribuzione vaccinale iniziale: la prima, acquisizione di vaccini per immunizzare il 20% del primo obiettivo della popolazione: operatori sanitari, anziani e individui con comorbidità. Poi partecipazione pubblica, trasparenza e solidarietà sono importanti punti strategici.
Penultimo ma non trascurabile punto etico è l’adesione spontanea ad un livello globale che può essere aiutata attraverso campagne di informazione, comunicazione ed educative in particolar modo volte a raggiungere anche le popolazioni più vulnerabili come migranti, minoranze. L’art. 5 della Dichiarazione universale di Bioetica e dei diritti umani cita che «coloro che non aderiscono volontariamente hanno il diritto di essere rispettati per le loro decisioni e che per usare responsabilità in un modo retrospettivo punendo il paziente per il suo comportamento è eticamente indifensibile», altrettanto «negare trattamenti a individui, abbandonarli ai loro consigli, se non sono in grado di richiedere l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno con il pretesto di rispettare la loro autonomia e responsabilità individuale». Seppure l’emergenza di nuove e più contagiose varianti possa far cambiare la posizione assunta, come quanto è accaduto per l’epidemia da Ebola, tuttavia «restrizioni sui diritti umani, persino nel contesto di una pandemia deve rispettare gli standard giuridici internazionali come articolati da IAHCR Res. 1/2020: gli stati devono assicurarsi che “ognuna e tutte le restrizioni o limiti posti ai diritti umani per proteggere la salute nel contesto pandemico del Covid-19 si conformino alle richieste della legge internazionale dei diritti umani”».
Gli ultimi punti riguardano uno la comunicazione sociale basata sull’evidenza scientifica e aggiornata, comprensibile e tenendo conto dei diversi contesti culturali e con essa il monitoraggio delle fonti di disinformazione e malainformazione – fake news – per offrire argomenti contrari. «I movimenti anti vaccinazione dovrebbero essere approcciati in modo aperto e non con un’arroganza scientifica, ma al dialogo». L’altro è la condivisione dei dati e dei risultati per una scienza aperta “open science” in modo che «la cooperazione tra industria, istituzioni accademiche e di ricerca, e governi possano accelerare lo sviluppo dei vaccini».