“Basta pellicce in Europa”: al via le firme Un'iniziativa popolare UE
22 Marzo 2022Si tratta di un‘iniziativa popolare europea, promossa da Eurogroup for Animals ed ammessa dalla Commissione Europea.
Presto vi sarà il via alla raccolta delle firme. Registrata dal 16 marzo scorso, gli organizzatori avranno un anno di tempo per raccogliere almeno un milione di firme in almeno 7 Paesi membri per far sì che la Commissione possa prendere successivamente in considerazione la questione.
Quali sono i motivi per i quali l’iniziativa va sostenuta secondo gli organizzatori?
- Crudeltà nei confronti degli animali da pelliccia tenuti negli allevamenti: inaccettabile dal punto di vista etico di detenerli e ucciderli al solo scopo di produrre pellicce; inaccettabile la detenzione in gabbia di specie selvatiche. Le restrizioni a cui sono soggetti gli animali da pelliccia ( visoni, volpi etc.) che vivono in batterie di gabbie spoglie in fili di ferro incidono negativamente sulla loro salute: soffrono dolore, paura e frustrazione. I loro comportamenti naturali vengono repressi nell’interesse dei tratti caratteristici del colore e della qualità del pelo; i loro bisogni di animali carnivori selvatici di vivere in un ambiente adatto a loro vengono sacrificati dando loro in cambio movimenti ripetitivi continui girando su se stessi o su e giù in gabbie ristrette. Il benessere degli animali viene comunque meno anche con gli animali come conigli e cincillà perché tenuti in strettissime gabbie ed uccisi solo per la pelliccia negli allevamenti di animali da pelliccia
- L’esordio dei focolai di Sars-CoV-2 negli allevamenti di visoni hanno mostrato seri rischi veterinari e per la salute pubblica: centinaia sono dovuti essere soppressi. Il dibattito sul divieto è cresciuto in quelle circostanze in cui anche gli animali hanno contratto il virus. Sia rapporti scientifici che il divampare di focolai di Covid-19 negli allevamenti di animali da pelliccia in diversi Paesi, Danimarca, Olanda, Svezia, Spagna, Grecia, Italia, Francia, Lituania, Polonia e Latvia, come pure negli Usa e in Canada, confermano la vulnerabilità dei visoni alle malattie. In troppi sacrificati in piccole gabbie di ferro, già in uno stato precario di salute e sottoposti a stress il virus si è diffuso con più facilità, scoprendo poi che gli stessi animali sono anche fonte di trasmissione virale ” Sars-CoV-2″ agli esseri umani. La trasmissione del Covid-19 all’uomo può avvenire anche attraverso i procioni. Nel maggio 2021 la Commissione decide di sospendere per i mesi successi dell’anno in corso l’allevamento dei visoni per motivi di salute pubblica non riuscendo il monitoraggio ad essere tempestivo nel rintracciamento dei contagi e presenta delle linee guida di monitoraggio e rapporti delle infezioni nei visoni e nei procioni in tutti i Paesi membri.
- C’è uno squilibrio economico fra Paesi membri in cui vi è e non il divieto di produzione che favorisce questi ultimi. Produzioni di pelliccia di cane e gatto sono già proibite nei Paesi dell’UE. Israele ha proibito la vendita di visoni nel giugno 2021, primo paese al mondo che ha agito con questa iniziativa. Il primato all’interno degli Stati Uniti per il divieto di vendita e lavorazione di prodotti da animali da pelliccia spetta invece alla California nel 2019. Vi sono case di moda che promuovono la cessazione della pelliccia animale. Nell’Unione Europea c’è stata una caduta degli allevamenti di visone negli ultimi anni: sono passati da 4.300 circa nel 2018 a 750 circa nel 2020.
- Se la Commissione europea sta cercando di eliminare gradualmente la detenzione in gabbie di specie animali allevati a scopi alimentari dunque perché continuare con le specie selvatiche al solo scopo di avere pellicce?
- Esiste una buona maggioranza dei cittadini dell’UE che sono propensi ad abolire gli allevamenti in gabbia per la sofferenza a cui gli animali sono costretti subire. Una recente iniziativa popolare europea End the Cage Age ha proposto l’abolizione degli allevamenti in gabbie di galline ovaiole, conigli e altre specie, di stalli da parto per scrofe, di box per scrofe, laddove non già proibiti, box individuali per vitelli laddove non già proibiti. La Commissione europea ha messo in agenda l’impegno entro il 2023 di rivedere la legislazione attuale dell’Unione Europea sul benessere degli animali.
- Già diversi stati membri hanno provveduto a intraprendere misure più stringenti riguardo all’allevamento di animali da pelliccia. Alcuni hanno posto divieti generali (Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Slovacchia, Slovenia e Italia), altri temporanei a seguito del virus Sars-CoV-2 (Danimarca) e altri ancora parziali con riferimento a particolari specie (Danimarca, Francia, Ungheria, Olanda e Svezia) oppure divieti alla costruzione di nuovi allevamenti per la produzione di pellicce (Spagna). Alcuni Paesi hanno eliminato gradualmente gli allevamenti o non ne hanno più come la Germania, il Lussemburgo e Malta mentre altri Paesi stanno considerando di legiferare a proposito di un divieto come Bulgaria, Lituania, Polonia, Lavtia, Irlanda e Spagna.
- Durante l’incontro dei lavori della sessione del 28 giugno 2021 del Consiglio Ue di Agricoltura e Pesca i ministri dell’Austria e i Paesi Bassi hanno presentato una dichiarazione congiunta con Belgio, Germania, Lussemburgo e Slovacchia per la Commissione per porre fine all’allevamento di animali da pelliccia in Europa considerando il benessere animale, la salute pubblica e veterinaria e la questione etica. L’hanno sostenuta altri Paesi membri Francia, Italia, Bulgaria, Irlanda, Polonia e Slovenia. il 9 giugno 2021 la risoluzione parlamentare europea sulla strategia della biodiversità per il 2030 riconosce compromesso con la produzione di pellicce il benessere animale e l’incidenza di un aumento di suscibilità a malattie infettive compresa la zoonosi. Sono esempi di come si stia già attivando un impegno verso il divieto di tali tipi di allevamento.
- Per l’impatto ambientale. La produzione di pellicce colpisce la biodiversità con la fuga dall’allevamento delle “peggiori” specie mammifere aliene sul territorio che si pongono in competizione con quelle autoctone; infatti si calcola un terzo viene deliberatamente o accidentalmente introdotto dall’industria di pellicce. Accade con il visone americano, il cane procione, il castoro canadese, il procione, il topo muschiato, la nutria. La Spagna ad esempio non permette la costruzione di nuovi allevamenti di visoni preoccupata della sopravvivenza della specie dei visoni europei sul territorio a causa della fuga di quelli americani.
- Il danno ambientale provocato dall’allevamento degli animali da pelliccia che non partecipa a nessuno dei sei obiettivi dello Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: zero fame, una buona salute e benessere, acqua pulita e igiene sanitaria, consumo e produzione responsabile, azione sull’impatto climatico, la vita marina e terrestre. Gli allevamenti industriali per la produzione di pellicce hanno in impatto devastante sul suolo locale e sulla qualità dell’aria, sulla vita dei residenti nei luoghi circostanti con mosche e odori irrespirabili. Sono un problema per la salute del terreno e umano gli elementi chimici tossici dispersi nel suolo per la preparazione e tintura delle pellicce. Sono rinvenute tracce di metalli tossici negli articoli di pellicceria, ad esempio nell’abbigliamento per bambini, in Europa e in China. Considerando il ciclo di un prodotto, un abito di pelliccia sintetico ha un impatto minore di 14 a quello naturale di pelliccia di visone che ha una durata dai 5 ai 10 anni.
- Il divieto degli allevamenti di animali da pelliccia in Europa e nel commercio di prodotti contenenti pelliccia avrebbe l’utilità di prevenire nel mercato europeo l’introduzione di prodotti con pelliccia ottenuti da animali tenuti in cattività in gabbie piccole e sottoposti a sofferenza e uccisione, provenienti oltre i confini per un puro scopo commerciale.
Sulla scia dei territori in cui è già vietato il commercio di articoli di pellicceria si estenda il divieto in tutta l’Unione Europea di:
- detenzione e abbattimento di animali allevati ad uso esclusivo o principale per la produzione di pellicce
- il commercio nell’UE di pellicce di allevamento e di prodotti che le contengono.
22 Marzo 2022