Sostieni Bioetica News Torino con una donazione. Sostieni

News dall'Italia

Alla conferenza italiana dei vescovi: fine vita ed emergenza umanitaria

18 Agosto 2021

Due questioni destano ora nei vescovi una forte preoccupazione riscontrata martedì nell’incontro straordinario della Cei, l’emergere di una mentalità dominante che desidera scegliere quando darsi la morte in situazioni di gravissima malattia irreversibile con sofferenze fisiche e psicologiche, rispecchiatasi nella recente proposta referendaria di adesione all’eutanasia legale, promossa dall’associazione Luca Coscioni e da altre realtà, da un lato e dall’altro di una gravosa situazione di crisi umanitaria dovuta sia alla presa del potere dei talebani in Afghanistan sia al terremoto ad Haiti.

«Chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita», afferma la Cei nella loro nota istituzionale, spiegando con uno stralcio dalla recente lettera Samaritanus Bonus (2020) sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita della Congregazione della Dottrina della Fede, che non ci può essere compassione nell’aiutare una persona a morire: ««il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell’esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta (SB 2)».

I vescovi indirizzano poi alle istituzioni italiana e straniere un invito a tenere aperti i corridori sanitari e umanitari con l’Afghanistan per aiutare le persone più fragili, ad un dialogo per la realizzazione di una pacifica convivenza dal conflitto ed esprimono la loro vicinanza alla popolazione provata duramente dal terremoto che ha portato numerose macerie e morti nella capitale già scossa nel 2010 quando le vittime superarono le 200mila, attraverso la caritas italiana e diocesane per la ricostruzione e lo sviluppo umano ed economico di un paese.

Informano di un’iniziativa di preghiera per domenica 22 agosto per la pace, che è sofferta in Afghanistan, e per quanti hanno perso la vita nel terremoto ad Haiti.

Un’altra questione sui cui si è riflettuto è sull’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica proponendo uno specifico tavolo di incontro con il ministero dell’Istruzione.

CCBYSA

***
Cosa prevede il referendum sull’eutanasia legale?

Il referendum sull’eutanasia legale, attivo da luglio 2021 è arrivato in questi giorni a superare le 500 mila persone favorevoli. Alla fine di settembre se avrà ottenuto le 750 mila firme potrà probabilmente vedere un percorso parlamentare che nel frattempo ha già in corso di esame alla Camera un dibattito che si terrà a settembre, la cui data non è ancora precisata, su un testo unificato specifico, Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita articolato in 8 articoli fra dati tecnici sulla modulazione della domanda e la mancata punibilità degli articoli 580 e 893 del codice penale per medici, personale sanitario e amministrativo coinvolti nella procedura di aiuto al suicido assistito se vi incorrono le seguenti condizioni da parte del richiedente:

a) «la richiesta di morte volontaria medicalmente assistita sia stata formulata da persona maggiorenne, capace di intendere e di volere e la volontà di questa si sia formata liberamente e consapevolmente e sia stata inequivocabilmente accertata»;

b) «la persona richiedente sia stata affetta da una patologia irreversibile o a prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile e che sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale»;

c) «la persona richiedente sia stata affetta da una patologia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che ella riteneva intollerabili nel rispetto dei principi generali di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 22 dicembre 2017, n. 219».

Il Referendum sull’eutanasia legale chiede l’abrogazione del reato penale di omicidio volontario (art. 579 cp) annullando la pena dai 6 ai 15 anni di carcere da parte di chi “cagiona la morte di un uomo col consenso di lui” a meno che l’atto eutanasico avvenga “contro una persona minore di anni 18, una persona inferma di mente o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti o ancora contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con l’inganno”.

Per i promotori del referendum con la cancellazione del reato l’eutanasia attiva diverrebbe legale nell’introduzione della nuova legge parlamentare.

Ragioni contrarie alla proposta referendaria

Nell’articolo del Prof. Giuseppe Zeppegno, dottore in Bioetica e Morale, intitolato Referendum e legge eutanasica: perplessità (in Bioetica News Torino, 13 luglio 2021) viene spiegato che non c’è alcun bisogno di una legge in quanto   «è già legale a proposito delle questioni di fine vita»: «Mi riferisco alla legge 219/2017 e alla Sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. La prima ha ribadito l’importanza delle cure palliative, ha stabilito la possibilità di fornire dichiarazioni anticipate di trattamento, ha reso possibile la sospensione delle terapie, ha concesso la sedazione terminale e ha decretato che nessun intervento sanitario può iniziare o proseguire senza il consenso libero e informato del paziente, tranne i casi previsti dalla legge. La seconda è certamente più difficilmente accettabile perché ha dichiarato  “l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 del Codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dagli artt. 1 e 2 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 […] agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”».

La legge n. 219/2017, benché avesse dei limiti, aveva il pregio, prosegue Zeppegno,  «di garantire ai cittadini il diritto di sottoscrivere disposizioni anticipate sui trattamenti medici da mettere in atto o da evitare qualora non fossero più in grado di interloquire con i sanitari. Tale esigenza è riconosciuta anche dalla Nuova carta degli operatori sanitari pubblicata dal Pontificio Consiglio nel 2016. Il documento, infatti, al numero 150 afferma: “escludendo ogni atto di natura eutanasica, il paziente può esprimere in anticipo la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o no essere sottoposto nel caso in cui, nel decorso della sua malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o dissenso” ».

Per monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia pontificia per la Vita, « si sta man mano incuneando nella sensibilità della maggioranza una concezione vitalistica della vita, una concezione giovanilistica e salutistica in base alla quale tutto ciò che non corrisponde ad un certo benessere e ad una certa concezione di salute viene espulso. C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia. Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura». Afferma poi che « è nella fraternità che ci si sorregge. È nella fraternità – ricordiamo l’enciclica “Fratelli tutti” – che possiamo delineare un futuro più umano per tutti».

redazione Bioetica News Torino