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News dal Mondo

Afghanistan. Peggiora il quadro della crisi umanitaria

15 Febbraio 2022

Un paese è dilaniato dalla fame e un patto tra ministeri esteri di due paesi con storie di acredine per la disputa sul Kashmir dovrebbe consentirgli dalla prossima settimana di rifornirsi di farina, elemento di prima necessità. Dall’Afghanistan partiranno camion che passando per il confine pakistano situato nei pressi della città di Lahore, raggiungeranno la meta di destinazione, l’India. Secondo l’agenzia AP News era già da più di tre mesi che l’India voleva consegnare 50 mila tonnellate di cereali e medicine salva-vita mentre il vicino Pakistan vi aveva di recente provveduto con generi alimentari e farmaci.

La situazione della crisi umanitaria afghana, già aggravata dai 20 anni di guerra, è peggiorata dalla presa del governo da parte dei talebani, il 31 agosto 2021, che ha costretto in poche settimane centinaia di migliaia di persone in difficoltà a fuggire dalle loro case e vivere nell’indigenza più assoluta.

LAVORO MINORILE

Bambini costretti a lavorare. Sono circa un milione secondo un’indagine di Save the Children. Intervistate 1400 famiglie afghane in quattro regioni dell’Afghanistan, da nord a sud da est a ovest, di sette province del Paese (Balkh, Faryab, Jawzjan, Kabul, Kandahar, Nangarhar e Sari-pul) non sanno più come poter sopravvivere, sono senza un reddito ― il 35% ― o con pochissime entrate ― il 27% ― e combattono la crisi anche con il sacrificio dei propri figli al lavoro. La sofferenza si fa più sentire soprattutto nelle città. Barcolla il sistema sanitario che non ce la fa a pagare gli operatori sanitari e quindi, la chiusura di cliniche comporta anche mancate cure, comprese quelle dei bambini. Sono saliti i prezzi dei generi alimentari che costringono ad indebitarsi acquistandoli a credito o a prestito dalle famiglie più agiate, a chiedere l’elemosina e affidarsi sugli aiuti.

Storie raccapriccianti che non vorremmo accadesse a noi. Come e fra tante, quella della dodicenne Laila che vive in un campo profughi nella provincia di Balkh, assieme ai suoi quattro fratelli, orfani di padre, e lavorava come donna di pulizie per 10 centesimi di dollaro al giorno, mandata dalla madre, non c’erano alternative, prima che ricevesse l’assistenza umanitaria di Save the Children.

Hanno a che fare ogni giorno con «bambini spaventosamente malati che da mesi non mangiano altro che pane. Qui il cibo non manca e i mercati sono pieni», spiega il direttore Chris Nyamandi di Save the Children, Associazione non lucrativa che si batte da anni per lo sviluppo sanitario, educativo ed evolutivo fisico-psichico a cui un bambino ha diritto dall’infanzia. Denaro e generi per l’inverno vengono forniti per impedire il lavoro minorile, i matrimoni in età precoce e la malnutrizione. Da settembre 2021 gli aiuti sono arrivati a «430.800 bambini, e ha fornito a più di 127.000 persone trasferimenti di denaro per i loro bisogni e denaro contante per il cibo». Tuttavia questa situazione non si risolve solo con gli aiuti umanitari, purtroppo «questa è una crisi economica e ha bisogno di una soluzione economica. I governi devono trovare un modo per sbloccare fondi vitali e le attività finanziarie per evitare che la crisi si sviluppi ulteriormente», prosegue Nyamandi. Per questo motivo l’Associazione ha lanciato una petizione per lo sblocco rivolta al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale.

Ha suscitato una accesa protesta a Kabul dove i cittadini si sono radunati dinanzi alla moschea Eid Gah per manifestare contro l’annuncio del presidente statunitense Joe Biden di destinare i fondi afghani, si tratta di 3,5 miliardi di dollari che la Banca centrale dell’Afghanistan aveva depositato a New York prima della capitolazione di Kabul, alle famiglie di vittime degli attentati dell’11 settembre 2001. Spiegano che invece i fondi spettano all’Afghanistan in soccorso della popolazione. Lo si legge nell’articolo di Sicurezza Internazionale (12 feb 2022). I fondi all’estero congelati sono quelli della comunità internazionale che avrebbe dovuto finanziare il governo afghano prima della caduta ad opera dei talebani e diverse sono le posizioni sul riconoscimento del “governo” attuale: Russia e Cina favorevoli a considerarlo legittimo mentre la commissione europea chiede garanzie di sicurezza nazionale e internazionale, tutela dei diritti per le minoranze, i bambini e le donne.

CHI SONO I DONATORI?

Con il nuovo “governo” assistenza e impegno internazionali sono stati sospesi nel Paese incidendo negativamente sull’economia, ovvero sulla vita delle persone su cui è gravata oltre al rigido inverno con copiose nevicate, alla siccità estiva, alla pandemia da Covid-19, al terremoto nel distretto occidentale di Quadis che nel gennaio scorso ha causato danni a 1000 case e una ventina di vittime. Prima gli aiuti arrivavano per l’80% dall’esterno.

Nel 2021 i Paesi che finanziariamente hanno più risposto al piano umanitario in Afghanistan, secondo i dati dell’Ufficio per il Coordinamento per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), sono Stati Uniti, Commissione Europea, il Fondo per i bambini delle Nazioni Unite, Danimarca, Il Fondo di risposta all’emergenza centrale (Cerf), Francia, Giappone, Germania, Svezia, Regno Unito, Canada, Italia e Australia.

Tra il 7 e l’8 febbraio 2022 cibo o assistenza monetaria, l’Ocha riporta, hanno raggiunto 60 mila persone in diverse province del Paese. Il Piano di risposta umanitaria per l’Afghanistan nel 2022 ha bisogno di 4 miliardi circa per assistere 22 milioni di persone mentre i donatori nel 2021 hanno fornito assistenza umanitaria per 68 miliardi all’Afghanistan. La sopravvivenza, scrive Ramiz Alakbarov Coordinatore umanitario per l’Afghanistan UN in Afghanistan Humanitarian Response Plan 2022 (gen 2022), dipende da 158 organizzazioni umanitarie dedicate operative in Afghanistan nel ricevere le risorse finanziare sufficienti da distribuire. Nel 2021 si è avuta la peggiore siccità di tre decenni precedenti, mettendo in sofferenza l’80% del paese con problemi ad avere l’acqua, incidendo nella vita agricola riguardo al sostentamento da raccolti e dal bestiame, e nei contesti urbani.

UN QUADRO GENERALE DEI MOVIMENTI DELLA POPOLAZIONE NEL 2021

Nel paese gli scontri precedenti all’agosto 2021 hanno fatto abbandonare le proprie abitazioni causando quasi del tutto nei primi sei mesi del 2021 circa 700 mila sfollati. Hanno fatto ritorno dall’Iran 1milione e 240 mila persone mentre dal Pakistan 29 mila e un gruppo minore dall’Europa ( si veda la mappa grafica in Ocha Services).

redazione Bioetica News Torino