Introduzione
a cura di Enrico Larghero
Le grandi questioni emerse all’orizzonte negli ultimi decenni, quali l’inquinamento, i cambiamenti climatici e le migrazioni dei popoli, richiedono una riflessione approfondita, ampia ed olistica. Uno dei paradigmi della solidarietà internazionale può indicare un cammino da percorrere: pensare globale ed agire locale. Pianeta, ambiente, cibo, cultura tradizionale e digitale devono, nel contesto di molteplici componenti, rappresentare un punto d’incontro tra le singole realtà locali e la rete delle comunità ubicate nelle diverse parti del mondo.
La sostenibilità deve procedere nel rispetto di tali presupposti, nella prospettiva di creare una filiera virtuosa operante per il bene dell’umanità. Il pensiero di Marco Bussone, noto e stimato giornalista, analizza questi concetti di ampio respiro e li applica al nostro Paese, anche alla luce delle nuove indicazioni politiche. Il Ministero della Transizione Ecologica ed il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) indicano in modo tangibile come le esigenze di una realtà in rapido cambiamento debbano essere recepite dalle Istituzioni, oltre le ideologie e i particolarismi.
È l’esortazione di Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Sì, profetica riflessione che elabora la prospettiva dello sviluppo attraverso la disamina della sostenibilità ambientale e sociale, nonché economica per la cura della casa comune: non più un magazzino di risorse da sfruttare, ma un giardino sacro da amare e rispettare.
Una nuova centralità dei territori e delle aree montane. Concreta e a vantaggio delle comunità che le vivono. È la sfida del Piemonte e del Paese, nel quadro della transizione ecologica ed energetica. Ma non bastano solo le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza o nuove leggi. È necessario un rinnovato protagonismo di coloro che abitano i territori. Molto più di uno slogan. Per questo, anche in Piemonte e nel quadrante alpino occidentale, aree omogenee territoriali stanno lavorando per costituire “Green Communities”.
Pezzi di territorio che stringono un nuovo patto con le aree urbane e metropolitane che vedono al centro le politiche per l’ambiente, l’uso sostenibile delle risorse naturali, il pagamento dei servizi ecosistemici, nuove agricoltura, start-up, turismo. Si cresce insieme, comunità e ambiente.
Il ruolo delle “Green Communities”
Le Green Communities sono lo strumento perfetto, ideale, per i territori colpiti da incendi, da grandi calamità naturali, da fenomeni diffusi di dissesto idrogeologico – considerando geograficamente un territorio ampio, con più Comuni insieme, dunque a livello di Comunità montana piuttosto che di Unione montana di Comuni – per definire un processo di rigenerazione del territorio, non solo ambientale, ma anche sociale ed economico. Che tenga insieme le risposte alla crisi climatica, alla crisi economica e anche alla crisi pandemica.
Le Green Communities plasmano i territori, per contrastare spopolamento, abbandono, desertificazione. La Strategia delle Green Communities è fondamentale nell’”Ecologia integrata” della quale parla Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si’, certamente base etica, culturale, politica, istituzionale per molte delle azioni in campo ambientale ed economico future. Senza giustizia sociale non vi è futuro, scrive il Papa. E la “cura della Casa comune” passa da un netto cambio di paradigma anche tra Sindaci, Comuni, Amministrazioni locali, comunità. Se vogliamo essere green serve uno scatto culturale e pragmatico.
La vita nei borghi…
Oggi affiora una certa “retorica dei borghi” ― che li sostituisce ai “paesi” — alimentata nel corso dei primi due lockdown, all’inizio della pandemia. Quando tutti ci dicevano «che belli i borghi, che bella la montagna», «come siete fortunati». «Compriamo casa in un borgo», «ci sono le case a 1 euro, sono perfette». Salvo poi accorgersi che «eh ma qui c’è la neve», «manca l’asilo… e pure il pediatra!». «Vivere qui costa caro… i chilometri da fare in auto sono molti» . «Manca la connessione e il telefono prende malissimo. Poveretto chi vive nei borghi».
In mezzo a questo movimento del pendolo schizofrenico, ci sono i Sindaci e i Comuni dei territori montani, rurali, interni del Paese, alle prese con una retorica che non agevola positivi investimenti. Perché di nuove Venezie non abbiamo bisogno e le campane di vetro in montagna sono difficili da portare. Non servono. Rigenerare i paesi non può passare da bandi-lotteria.
Fare rete in un lavoro di squadra tra Comuni ed Enti: sanità di montagna, scuole di montagna…
Solo insieme, in un territorio omogeneo i Comuni sono vincenti e forti. Non da soli e uno contro l’altro! Così si distrugge la rete dei Comuni, si ignorano le faticose reti esistenti, si inabissa il lavoro dei Sindaci che vincono i campanilismi e i dannosi municipalismi per essere forti insieme. Occorre far lavorare insieme i Comuni, generare coesione e cooperazione tra Enti.
È decisivo per spendere bene le risorse del PNRR e non solo. Può aiutare questo percorso un impianto legislativo nuovo. A inizio aprile 2022, il Governo ha dato il via libera al disegno di legge sullo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane. Il disegno di legge interviene, in modo particolare, attraverso lo sviluppo dei seguenti punti: sanità di montagna; scuole di montagna; servizi di telefonia mobile e accesso a internet; incentivi agli imprenditori agricoli e forestali, con credito di imposta, agli imprenditori agricoli e forestali che esercitano la propria attività nei Comuni montani e che investono nelle pratiche benefiche per l’ambiente ed il clima; misure fiscali di favore per le imprese montane “giovani”, con credito d’imposta per le piccole e microimprese che intraprendono la propria attività nei Comuni montani destinatari di tale forma di agevolazione e in cui il titolare o almeno uno degli esercenti non abbia compiuto 36 anni di età.
I prossimi anni saranno decisivi per concretizzare politiche di territorio vere. Anche in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, in una logica congiunta e sinergica.
Ringraziamo il direttore Alberto Riccadonna per averci concesso la pubblicazione dell’articolo presente ne La Voce e il Tempo, 16 ottobre 2022, p. 26
(Aggiornamento 27 ottobre 2022 ore 19.21)
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