A che punto sono le cure palliative in Italia? Ne illustra la situazione l'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari)
10 Febbraio 2022Un gruppo di studio di esperti dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) e del Ministero della Salute hanno verificato lo stato dell’arte delle cure palliative in Italia, più specifico del monitoraggio annuale, per poter considerare le criticità e dar corso poi ad una applicazione uniforme sul territorio nazionale della legge che le disciplina, la n. 38 del 2010.
La rilevazione è avvenuta tramite l’analisi di due questionari tenutisi tra il 15 novembre e il 2 dicembre 2021, uno per i referenti regionali e l’altro per quelli delle asl territoriali, per mezzo dei quali si viene a conoscenza dell’organizzazione a livello regionale e delle specificità a livello locale nei tre setting ospedaliero, residenziale (hospice) e dell’assistenza domiciliare. Viene fatto anche un resoconto del percorso di studi e dei lavori realizzati da Agenas e dal Ministero della Salute e date informazioni sui flussi relativi alle cure palliative nei tre setting citati.
Hanno risposto 21 regioni e Province Autonome e 99 Asl territoriali.
Risultati dell’indagine
Sono stati censiti 307 hospice di cui 7 pediatrici
19 Regioni e Province Autonome hanno istituito le cure palliative con un atto formale e con la presa in carico sia dei pazienti oncologici che non oncologici
13 Regioni che hanno attivato una rete di cure palliative pediatriche
13 delle 19 Regioni dove le cure palliative sono istituite con atto formale hanno un coordinamento regionale e 11 un coordinatore regionale.
12 Regioni /PA hanno effettuato formazioni mentre 6 hanno attivato procedure di accreditamento
10 Regioni/PA hanno presentato una pianificazione sanitaria per il 2022 -2024 mentre le altre 11 hanno avanzato intenti e proposte
Risulta che il 90% delle Asl ha attivato la rete locale delle cure palliative e di queste il 69% ha attivato la carta dei servizi via web e il 79% percorsi di salute dedicate.
34 asl nel setting ospedaliero risultano prive di equipe delle cure palliative mentre il 42% ha attivato da 1 a 3 equipe e il 19% più di 3.
52% delle asl nel setting delle cure domiciliari ha attivato da 1 a 3 equipe e il 46% più di 3. Nelle Unità delle Cure palliative i professionisti sono completamente dedicati nel 57% delle asl e non esclusivamente per il 42%.
Il 94% del medico di base è informato della presa in carico del paziente e il 74% è anche coinvolto in modo attivo nel percorso di cura
Dai dati rilevati gli esperti ritengono che il livello delle cure palliative secondo la normativa del 2010 che le disciplina è «complessivamente buono ma anche permangono ritardi e aree di debolezza in alcune aree geografiche e in alcuni setting, principalmente quello ospedaliero, a cui peraltro, continuano ad essere indirizzate inappropriatamente le domande e i bisogni di cure insoddisfatti».
Concludono ritenendo necessario potenziare a livello quantitativo e qualitativo l’intera filiera assistenziale soprattutto sul fronte territoriale, che costituisce il programma del piano triennale.
La presenza di minori indicatori di mortalità extraospedaliera e di quella negli hospice mostra che «una minore propensione delle Asl del Sud ad istituzionalizzare il fine vita è strettamente legata ad una bassa e talvolta insufficiente dotazione di hospice e unità di cure palliative domiciliari».
Che cosa si è rilevato?
Fanno osservare che il numero di malati oncologici a livello ospedaliero nel 2019 è pari a 900 mila mentre i deceduti sono 48mila con diagnosi oncologica, fra questi 27 mila deceduti di tumore maligno. Ciò significa, sottolineano che «in generale la codifica delle cure palliative (che è il 99, ndr) è scarsamente utilizzata nel flusso SDO»( Scheda di dimissione ospedaliera).
Dalla rappresentazione geografica emerge che la mortalità ospedaliera per tumore maligno presenta in generale valori più bassi presso le Asl del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord concernenti in particolare il versante orientale partendo da Teramo e risalendo lungo la costa adriatica fino alla bassa friulana-isontina per poi diffondersi all’interno dei territori del Veneto e dell’Emilia Romagna. Tra le asl dai valori più bassi fanno eccezione Roma e Napoli.
La mortalità in pronto soccorso presenta una situazione che rispecchia in linea generale quella ospedaliera sopra descritta con alcune differenze riguardo alle asl della Toscana e dell’Emilia Romagna, in cui l’incidenza di mortalità in PS è superiore a quella ospedaliera nella prima regione mentre basse percentuali di mortalità nel PS e alti valori di mortalità ospedaliera si presentano nella seconda regione.
Infine per la mortalità extra ospedaliera per malati di tumore spiccano le Asl meridionali caratterizzate da alti livelli in confronto con quelle settentrionali con basse percentuali.
Si è riscontrata una percentuale di decessi in strutture dedicate al fine vita più elevata dove vi è una maggiore presenza capillare di hospice. Ancora una volta, in generale permane la differenza fra Nord e Sud e fra le isole. La regione Lombardia registra alte percentuali di decessi in hospice. Le regioni che presentano invece una limitata dotazione di hospice sono connotate da bassi livelli di mortalità. Ad esempio nella maggior parte delle asl siciliane i livelli di dotazione di posti letto sono sotto soglia e ciò frena la crescita dei livelli di mortalità negli hospice. Anche qui vi sono delle eccezioni: le asl Regione Puglia e di Potenza mostrano una dotazione di posti letto sopra soglia e livelli di mortalità in hospice simili a quelli nel Nord Italia. O anche quella delle asl della Toscana e delle province piemontesi di Cuneo e Torino in cui la dotazione dei posti letto è sotto soglia e di conseguenza le percentuali di decessi in hospice sono tra le più basse del Centro – Nord.
Invece sul fronte delle cure domiciliari la rappresentazione geografica dei deceduti si mostra più uniforme sul territorio con alcune differenze a livello regionale.