«Siamo una società di narcisi: o ben riusciti, buona copia dell’originale, o mal riusciti, lontani anni luce da quell’affascinante modello che ci attira in modo irresistibile»: così Luciano Masi, psicologo e psicoterapeuta romano, ci introduce al pruriginoso (e di rado ben approfondito) tema del narcisismo nella sua ultima fatica letteraria Elogio del Narcisismo, edito da Effatà e fresco di pubblicazione.
Che siamo una società dedita al narcisismo, talvolta alla sua forma più estrema, potevamo facilmente immaginarlo. Non a caso viviamo in una realtà che pone l’immagine al centro di tutto, dai cartelloni pubblicitari alle più moderne e mainstream foto su Instagram. L’immagine è culto, l’immagine è business. La gigantografia di un’affascinante modella nell’ultima accattivante campagna pubblicitaria di un profumo catturerà l’attenzione del cliente medio assai più di una lista dettagliata di tutte le qualità del prodotto commercializzato.
Tuttavia, una buona dose di amore per se stessi e self-awareness è più che legittima, dice Masi. Non si può amare gli altri senza prima amare ciò che siamo. Avere coscienza delle proprie potenzialità e dei propri limiti è essenziale per raggiungere la piena realizzazione personale. Il Narciso che vive in ognuno di noi va dunque preso per mano come un amico, accettato e curato, ma anche controllato e ridimensionalizzato.
Interessante argomento di discussione preso in esame dall’Autore è la questione tuttora irrisolta dell’esistenza o meno della donna narcisa, giacché si considera il narcisismo come un’attrazione irresistibile propria del maschio verso la sua parte più femminile. Su questo tema gli studiosi si dividono. Masi parte però dalla convinzione che la donna sia «nata narcisa». Come Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza, la donna è una creatura «impastata d’amore» (pag. 18), che desidera l’affetto sopra ogni cosa e che considera l’attenzione degli uomini un «regale destino». Eppure ella può solo sentire dentro di sé il desiderio di ammirazione, rimanendo (come le Ninfe mitologiche) semplice preda, ologramma di bellezza celestiale e irraggiungibile. Solo fondendosi con l’archetipo maschile e, dunque, acquisendo il coraggio necessario per esternare questo bisogno d’amore, la donna potrà ritrovare il suo Io più profondo, scevro da qualsiasi remora, liberato in tutta la sua fulgidezza. Ed ecco che l’Autore solleva una pesante questione: il narcisismo altro non è che la tensione insita nell’essere umano verso la realizzazione dell’ermafroditismo, pura nostalgia del grembo materno. Il Narciso che vive in noi è mezzo imprescindibile per conoscere la vera natura dell’Amore.
Nonostante i diversi elementi riportati a favore del narcisismo, entro una certa soglia, esso continua ad essere considerato in toto un disvalore dalla società odierna, che non perde occasione per denigrarlo. La psichiatria ufficiale stessa, d’altronde, lo riconosce come un “disturbo di personalità”: chi ne soffre ha un forte senso di onnipotenza e fantasie di potere, necessita di eccessiva ammirazione da parte di chi lo circonda ed è solito frequentare compagnie che ritiene essere sul suo stesso livello, manca di empatia, ha atteggiamenti arroganti e presuntuosi etc. Masi si impegna a scardinare alcuni di questi pedestri luoghi comuni, affermando che il narcisista non ha smanie di potere perché sente di possedere già tutto ciò di cui ha bisogno; non ricerca il continuo apprezzamento perché è già pienamente consapevole del proprio valore e tantomeno pretende la perfezione da coloro che frequenta ma è gentile e generoso con tutti: essendo pienamente soddisfatto di se stesso, solo lui può mostrare questi atteggiamenti senza apparire debole.
L’Autore dedica buona parte del secondo capitolo all’analisi delle principali teorie sul narcisismo, partendo dalle idee – sempre acute e incisive – di Freud, il quale approcciò il tema iniziando dal concetto di libido: dalle tendenze di autoerotismo allo sviluppo dell’amore oggettuale, orientato verso un’altra persona sulla quale il narcisista patologico proietta se stesso nel tentativo di autocelebrarsi (pag.37). Proprio qui, dunque, troviamo il discrimine tra un sano narcisismo e il narcisismo patologico: l’incapacità del soggetto di trovare piena realizzazione e completamento di sé nella persona amata. Con questo non si vuole intendere che il narciso ignori cosa sia l’amore: è un concetto che conosce molto bene; tuttavia è in grado di riversarlo solo sulla sua persona (pag.96). Il narciso e la narcisa dunque, asserisce Masi, sono destinati a cercarsi per tutta la vita, ma difficilmente si troveranno; così occupati a rimirare se stessi, si incontrano senza mai riconoscersi.
L’Autore chiude con un’attenta riflessione sulle possibilità terapeutiche messe a disposizione del soggetto narcisista non patologico, muovendosi dalla testimonianza clinica, precisando tuttavia che tale soggetto «non si allontanerà mai dal suo mondo infantile, non perderà mai il contatto con l’atmosfera favolistica che perennemente, in fondo al suo cuore, l’accompagna» (pag. 101). Se chiederà un sostegno psicologico sarà dunque esclusivamente per ricevere una consulenza, un supporto per affrontare lo stress della vita quotidiana. Ciò che è più importante, afferma Masi, è il delineamento di un percorso riabilitativo ben definito, che aiuti l’individuo a ricongiungersi con il Sé più profondo; una missione grandiosa quanto ardua, ma unica via attraverso la quale il soggetto potrà raggiungere la piena (e tanto agognata) armonia psichica.
MASI L.
Elogio del narcisismo
Effatà, Cantalupa (To) 2017, pp. 128
€ 9,50
© Bioetica News Torino, Dicembre 2017 - Riproduzione Vietata